sabato 22 giugno 2013

Review


Midnite 
2013
Tanta Roba
Dopo l’affermazione di “The Island Chainsaw Massacre”,Salmo raggiunge lo stadio più alto in una carriera che lo ha visto partire da zero e farsi strada da solo senza l’aiuto di alcuna giostra mediale. Una escalation possibile solo attraverso coerenza, costanza, le giuste intuizioni collaborative ma soprattutto una maniacale cura delle forme virali di comunicazione. Negli ultimi due anni la quantità di mixtapes, singoli e release non ufficiali con annessi video self-made di elevata qualità hanno contribuito a creare attorno a Salmo una visibilità tale da costruire, beat dopo beat, un solito seguito nella scena rap underground fino addirittura a calamitare le attenzioni del pubblico mainstream più distratto o non amante del genere.
Salmo irrompe nell’attuale panorama musicale italiano con un rap potente ed innovativo allo stesso tempo. Le sue liriche aggressive, dirette e piene di citazioni sono un rigurgito generazionale verso una dimensione terrestre sempre più fittizia e lontana da ogni logica di stabilità. Un’attitudine, figlia prettamente del background hardcore in cui l’artista è cresciuto, che fa tornare l’essenza del rap al suo stato brado, ovvero rendendolo in grado di convogliare attraverso una base strumentale ed un microfono tutta la rabbia e il disagio e di trasformandole in rottura, rifiuto incondizionato della realtà. Un’ indole più realista e “di strada” che dà la scossa ad un rap italiano oggi sempre più annichilito e patinato, salvo qualche eccezione. In “Midnite” Salmo si fa traghettatore inconsapevole di una generazione sempre più sofferente ed impotente ma che ha voglia di urlare in faccia a tutti la propria frustrazione, senza alcun filtro, nuda e cruda portandola ai limiti estremi. Un sound oscuro e ruvido ricco di contaminazioni che spaziano da violente basi synthpunk e dubstep che sparano diretto in faccia tutto il malessere e l’inquietudine della nostra epoca per poi rallentare e mescolarsi a brani più morbidi dai beat più convenzionali , sfociando in alcuni casi in retaggi reggae da dancehall. Sonorità forse non particolarmente avanguardiste a livello internazionale ma che portano una forte ventata di cambiamento nel rap nostrano. Merito, oltre ai brani autoprodotti, anche delle numerose collaborazioni presenti. Su tutti i Cyberpunkers, massimi esponenti a livello mondiale della musica elettronica oltre a Shablo, Big Joe, B.Gil, Stabber e Anagogia. Featuring di tutto rispetto anche nel rappato con Nitro, Noyz Narcos , Mezzosangue, Gemitaiz e Madman.
Fin dal primo ascolto l’album appare complesso e ricco di sfumature dove è difficile trovare una continuità sia sonora che concettuale tra una traccia e l’altra durante la durata dei 42 minuti. L’unica prospettiva dalla quale si può partire per un qualsiasi tipo di interpretazione è il concetto di mezzanotte sviscerato in ogni sua formula in tutti e 13 i brani . Una mezzanotte terrestre eterna, un'ora zero che blocca il progredire del tempo e impedisce lo sbloccarsi della situazione desolante di precarietà ed immobilismo forzato dei nostri tempi. Uno spazio concettuale in cui non c’è una via d’uscita se non nello scetticismo espresso verso il fallimentare sistema politico odierno in Old Boy, nella denuncia sociale e conseguente chiamata alle armi in nome di Rob Zombie, nel rifiuto dell’insana ricerca del successo facile ed immediato attraverso i talent show in Russel Crowe oppure in quella perenne sensazione di alienazione che prima o poi troverà sfogo nella violenza in un giorno di Ordinaria Follia o nelle derive feticiste di Sadico. Una dannazione che si proietterà irrimediabilmente negli scenari fantascientifici del futuro apocalittico ed infernale diWeishaupt dal quale non si potrà far altro che fuggire come espresso in Space Invaders. Una prospettiva fin qui catastrofica e disillusa che va a stridere fortemente con le altre tracce dell’album più introspettive e riflessive. I beat rallentano, la voce da rabbiosa muta e assume toni quasi confidenziali. In S.A.L.M.O. l’artista si apre dando una traccia di speranza esortando a non mollare, ad andare avanti esattamente come lui, nella continua ricerca di una direzione da prendere. Fino ad arrivare all’ultima traccia, Faraway, una ballata inaspettata ma comunque intensa, ben riuscita, mai banale.
Un album quindi dal ritmo “sincopato” spiazzante ed imprevedibile che colpisce l’ascoltatore accentuando quella sensazione di paranoica instabilità volutamente espressa dall’artista. Tutto questo viene accentuato dall’ innata capacità di Salmo nel descrivere la realtà con estrema credibilità e crudo realismo non preoccupandosi minimamente di raggiungere il consenso più ampio ma proseguendo per la sua strada, prendendo le distanze dal mondo circostante ma allo stesso tempo immergendosi in esso filtrandolo attraverso i suoi occhi. In conclusione “Midnite” racchiude la prospettiva dura ma sincera di un artista dannato e complesso, risorto dall’inferno per portare nel panorama rap italiano un progetto musicale di innegabile portata rivoluzionaria. 



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