Live Report
Un altro festival 2014 @ Magnolia – Milano 14/07/2014
Live-report della prima giornata.
Kuroma, M+A, His Clacyness, Panda
Bear e MGMT
Dopo l’elevata partecipazione dello scorso anno , ci siamo
lasciati con l’augurio di poter vedere la scommessa “Un altro Festival” (manifestazione
organizzata da Comcerto) poter crescere e concretizzarsi nell’ormai sempre più
desertificato panorama italiano dei festival indipendenti. Detto, fatto.“Un
altro festival” non solo torna nel 2014 ma “raddoppia” presentandosi in una
formula del tutto innovativa che strizza fortemente l’occhio al modello dei
festival europei con una doppia line up a rotazione su due città.
Confermata quindi la location Milanese al Magnolia si aggiunge quella Bolognese
nel nuovo “Fiera District” (in collaborazione con il Covo Club). Una staffetta
indie di due giorni che vedrà alternarsi sui palchi di entrambe le città
artisti come MGMT, Dandy Warhols (tra i primi headliner ad esser stati
annunciati) seguiti da Horrors, Panda bear, Temples, M+A, His Clacyness, Telegram,
Foxhound e Kuroma.
Apertura prevista per le 19:00, sotto un cielo sempre più
cupo e qualche isolato colpo di tuono che va a minacciare sensibilmente la
buona riuscita della prima giornata di festival, mi dirigo verso il Magnolia dando
un rapido sguardo alla line up delle band presenti nella prima delle due
giornate milanesi.
L’apertura spetta ai Kuroma, band americana (Athens,
Georgia) che nonostante la giovanissima età vanta già collaborazioni con MGMT ,
aperture al tour americano dei Primal Scream, un paio di album (Paris e Psychopomp) ben
accolti dalla critica dalla critica ed un Ep attualmente in promozione
intitolato “Four Songs for Fifty States”. Sincronizzati perfettamente con il
ferreo timing del festival, alle 20:10 i
Kuroma iniziano il loro concerto sullo stage principale del Magnolia davanti ad
un drappello di cinquanta persone schierate sottopalco, noncuranti della
pioggia scrosciante che ha accompagnato praticamente tutta l’esibizione. La
band non si scoraggia, ringrazia i temerari presenti e rincara la dose tenendo
molto bene lo stage con il pop psichedelico dalle derive punk rock di brani
come “Evan Mann” “Big Bad Money” “Running people” e“20+Centuries”. Nonostante
la pioggia battente, Il mood dei presenti è positivo ed i continui applausi tra
un brano e l’altro ne sono la piacevole conferma.
Terminato il primo live, neanche il tempo di prendere una
birra e subito si materializzano sul secondo palco gli M+A, il duo forlivese, vent’anni o poco più, che ha
letteralmente stregato l’inghilterra con un brillante sound pop/elettronico
arricchito da contaminazioni italodisco, bossanova ,
IDM e chillwave. Di ritorno dal Glastonbury festival gli M+A presentano “These
days” secondo disco in studio, pubblicato per Monotrome records. L’atmosfera si
distende, la pioggia smette di scendere e lentamente lo spazio sotto il palco
inizia a riempirsi. Un beat incalzante unito a potenti armonie sintetizzate
inizia a coinvolgere sempre più i presenti. Loro, polistrumentisti funambolici
sul palco, si cimentano abilmente tra drum machine, strumentali su laptop,
percussioni, batterie, vocoder, sintetizzatori e tastiere, senza mai una
sbavatura, senza mai un’incertezza con precisione ed abilità tecniche
spiazzanti. La gente danza divertita per trenta minuti sulle note di “When” “Freetown
Solo” “Down the West Side” “New York there” riuscendo quasi a percepire la
leggerezza ed i colori di un’estate che stenta ancora ad arrivare. Un’esperienza
unica e coinvolgente assolutamente all’altezza dell’interesse conquistato
all’estero dalla band.
Sono quasi le 21:30 , le nuvole si diradano
definitivamente ed il pubblico comincia ad affluire in modo più consistente distribuendosi principalmente tra l’area
adibita alla ristorazione ed il main stage. E’ la volta degli His Clancyness, project
band fondata dall’ italo-canadese Jonathan Clancy (coinvolto già in progetti
paralleli come Settlefish e A Classic Education). Il concerto sarà dedicato
principalmente a “Vicious” sua ultima fatica, più qualche brano estratto da
Always Mist. Sul palco, Clancy ,accompagnato
dagli amici musicisti di sempre, esegue
brani come “Miss out These Days” e “Safe Around the Edges”ricchi di melodie pop
sporcate da distorsioni kraut e continui riverberi psych in sessioni
ritmiche costanti ed ipnotiche che, unite all’atmosfera crepuscolare di un sole
che si prepara a tramontare lentamente, regalano un viaggio onirico suggestivo
ed intenso che culminerà nella successiva performance con la sperimentazione
elettronica di Noah Lennox alias
Panda Bear.
Poco prima delle
22:00 il musicista di Baltimora (fondatore di Animal Collective e Jane), si
presenta sul second stage dell’evento assieme
alla sua workstation per eseguire alcuni pezzi tratti dall’ultimo album “Tomboy”
e da “Person Pitch”. L’aria si riempie di trame sonore che generano un universo
di microsuoni. Il concetto di forma canzone viene esteso fino all’inverosimile
attraverso un trionfo di loop ipnotici, parti vocali filtrate in strane miscele
di psichedelia e lo-fi ed altri suoni indecifrabili,il tutto condito da
immagini che esplodono in una moltitudine di colori e forme proiettate alle
spalle di un immobile Lennox, concentrato e al limite della sperimentazione
elettronica. Circa un’ora di esibizione di altissimo livello a tratti forse
troppo pretenziosa, ricca di architetture armoniche complesse spesso difficili
da digerire appieno, adatte sicuramente ad un ascolto più attento e concentrato
mal sposandosi di conseguenza con la frenesia e la superficialità di un
approccio più “da festival”.
In chiusura, il secondo headliner della giornata,
gli MGMT. Ore 10:45 lo speaker annuncia la band americana che fa il suo
ingresso accompagnata da proiezioni visive sparate al limite dell’attacco
epilettico. Andrew Vanwyngarden, testa arruffata e bizzarro saio bianco che
arriva fino alle caviglie, si avvicina al microfono, saluta i presenti e
attacca con Introspection (pezzo composto nel 1968 da Faine Jade) dando il via ad
un’ora e trenta di live composta da dodici brani in scaletta, la maggior parte
dei quali estratti dai due album di maggior successo, “Congratulation” e “Oracular
Spectacular”. Contrariamente a quanto ci si aspettava, dedicheranno solo lo
spazio di altri due brani (Alien Days e Cool Song No.2) al recente ed omonimo
album. Il concerto decolla
letteralmente con “Weekend Wars”, “Of Moons”, “Electric
Feel”, “Time To Pretend”, “The Youth”, “Birds & Monster”, “Mistery Disease”.
Andrew è a suo agio,
introduce i brani, scherza con il pubblico, crea empatia. I pezzi vengono
suonati con nuove chiavi esecutive, riarrangiamenti, estensioni,
reinterpretazioni. Alcune più riuscite, come l’intervallo stile acid house di
Kids con tanto di band che si scatena sul palco e pubblico in delirio; altre
meno, come gli eccessivi ridondanti 13 minuti di “Siberian Breaks” che
strappano qualche sbadiglio di troppo ai presenti. Eccessi a parte, i cinque sul
palco dimostrano di esser cresciuti notevolmente e di aver acquisito col tempo abilità
d’improvvisazione sempre più affinate e ricercate, figlie senza alcun dubbio dell’evidente
nuovo cammino di ricerca e sperimentazione musicale intrapreso. E’ da poco
passata la mezzanotte e sulle note finali di “Congratulations” si va a
concludere nel modo più dolce questa piacevole prima giornata di festival.
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