domenica 15 luglio 2012

 Review

Paul Weller @ Roma Atlantico Live 10/7/2012
 A cinque anni e tre dischi dal suo ultimo live, Paul Weller torna nella capitale e lo fa in grande stile. Sulla qualità della sua performance molte sono state le conferme ma altrettante le novità. Cominciamo dalle prime. Il Modfather sembra non curarsi minimamente dell'età che avanza e dei molti anni ormai di carriera alle spalle, dimostrando quasi la stessa passione, energia e dinamismo di quando, con i suoi Jam, cominciava a muovere i primi passi verso il successo. Dopo ben trentacinque anni, Weller si diverte ancora come un matto, mettendo tutto se stesso in ogni singolo brano. Che sia proprio questo il segreto dei suoi repentini mutamenti musicali; si percepisce nitidamente che la sua innata predisposizione al cambiamento e al mettersi perennemente in discussione sia un modo per non generare mai inutili "ridondanze", trovando così sempre nuovi stimoli e di conseguenza mantenendo alto come sempre il livello di qualità delle sue esibizioni. 
Affrontiamo ora l'elemento "novità". La curiosità per questo concerto era molto forte proprio in virtù delle sue ultime pubblicazioni discografiche. Musicalmente parlando, infatti, si è presentato sul palco un Weller molto diverso dall'ultima esibizione del 2007. Abbandonate le sonorità Soul Pop e Rock di As is Now, il Modfather negli ultimi anni  si è  gettato totalmente in una trilogia di album sperimentali e avventurosi creati in simbiosi con il coproduttore Simon Dine. 
Partendo dal groove onirico misto a folk, jazz e world music di 22 Dreams , attraversando il puro rumorismo urbano con Wake up the Nation e approdando infine all'elettronico Sonik Kicks. Tre album che vantano numerose collaborazioni con i più grandi artisti del momento come Noel Gallagher, Gem Archer, Graham Coxon, Aziz Ibrahim, Wyatt persino Foxton, solo per citarne alcuni. 
Le critiche sono state innumerevoli, ma tutte prontamente zittite dai numeri . Il pubblico ha premiato questa coraggiosa scelta facendo raggiungere a queste pubblicazioni il successo commerciale più alto dai tempi di Stanley Road. Ennesima mossa vincente da parte di un artista che tutti danno per finito dal 1991, data che coincide col suo esordio solista. 
Il concerto ha soddisfatto pienamente ogni aspettativa accontentando un pò tutti. Gli estimatori della prima fase solista (Stanley Road, The Changingman, Into Tomorrow, Foot of the Mountain, Broken Stones), i più romantici legati alle sue "ballad" (All i wanna do is be with you, You do something to me), chi l'ha scoperto nel nuovo millennio ( From The Floorboards Up, Moonshine, Come On/Let's Go, Fast Cars Slow Traffic, Wake up The Nation) e persino i presenti Mods ed Punks, ma non solo, affezionati alle liriche taglienti e alla ritmica veloce dei Jam (Start, Art Scool, In the city). Trent'anni di carriera egregiamente riproposti in un perfetto mix di brani apparentemente molto diversi l'uno dall'altro ma eseguiti egregiamente grazie all'abilità di Crofts, Steve Cradock (in perfetto completo tonic), Andy Lewis (basso), Steve Lewis(batteria) e Ben Gordelier (percussioni). Un'esecuzione tirata, tutta d'un fiato, con pochi intervalli tra un brano e l'altro, il tutto intelligentemente rallentato solo da alcune fenomenali ballate che permettevano anche al nostro Paul di rilassarsi concedendosi una sigaretta tra un assolo alle tastiere e l'altro.
Unico piccolo rammarico è non aver potuto ascoltare neanche un solo brano degli Style Council, completamente assenti dalla setlist dell'evento. 
Sonik kicks, l' ultimo lavoro che ha giustamente occupato il 40% del concerto, merita un commento a parte. Al primo ascolto su cd, l'album può sembrare non molto digeribile. Forti erano perplessità iniziali riguardo un disco forse troppo ambizioso da parte dell'artista. 
Ma durante il live, il sound elettronico, affiancato a chitarre spesso distorte da echo/delay e wah nella sperimentazione quasi psichedelica di brani come Green, Drifters, Dragon fly, The Attic, il pop ritmato e sintetizzato di Paper Chase, That Dangerous Age e When Your Garden's Overgrown , il martellante riff aggressivo di Kling I Klang, hanno riscosso forte consenso e gradimento tra il pubblico. Dapprima silenzioso ed attento ma poi totalmente coinvolto nel mood riprodotto; su tutti, i sette minuti il dub penetrante di  Study in Blue con tanto di diamonica di sottofondo suonata dallo stesso Weller, pura sperimentazione. 
 Credo sinceramente che ogni dubbio iniziale sia stato completamente evaso. Dopo un'esecuzione di questo livello la sensazione finale è che Sonik Kicks, per essere pienamente apprezzato, debba essere ascoltato dal vivo, unico contesto in cui un album del genere riesce a sprigionare tutto il suo pieno potenziale. 
Weller colpisce e convince ancora, è incredibile come un artista del suo calibro che alla sua veneranda età potrebbe ormai vivere tranquillamente di rendita, riesca a mettersi continuamente in gioco, riusciendo, grazie soprattutto alla sua onestà artistica ed intellettuale, a conquistare regolarmente tutti.
 Serata quindi sopra le righe per Weller &co. peccato per l'Atlantico e tutto il suo staff, assolutamente non all'altezza della situazione. La pessima aplificazione, i continui "fischi" della strumentazione oltre al caldo asfissiante percepito a causa della totale assenza di un adeguato impianto d'aerazione, mettono in forte evidenza l'immagine di una città che riguardo a qualità di "spazi musicali" stenta ancora a decollare.
La speranza è che la prossima location possa ospitare in modo più dignitoso l'unico vero Re d'Inghilterra.




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