domenica 1 luglio 2012


History Making

Northern Soul: Le radici della Club Culture
Sabato notte, periferia della città, locale affollato da gente sudata che balla con fervore fanatico per dimenticare ad ogni costo il grigiore ed i problemi della quotidianità, pura devozione per i dischi che il dj sta suonando, febbre che sale parallelamente al ritmo martellante e alla melodia da crepacuore in crescendo, i corpi s’avvicinano, il calore si diffonde e si mescola tra le persone, lo scorrere del tempo svanisce, restano solo l’attimo e la consapevolezza che tutto, quella notte, può accadere.
Sembrerebbe la tipica atmosfera di un club underground newyorkese di fine anni ’70, nulla di più errato. Siamo a centinaia di Km di distanza, verso la fine degli anni ’60, per la precisione a Manchester, in un locale chiamato Twisted Wheel, culla della nascita di un particolare fenomeno socio musicale, il northern soul.
Il northern soul è un genere particolare di soul basato su una ritmica molto veloce e martellante (detta uptempo) seguita da sonorità molto più complete e complesse rispetto ai semplici schemi del classic soul, grazie anche alla frequente presenza di fiati e archi ad accompagnare la voce dell’artista.
Il genere northern non è solo un tipo di musica ma un movimento che prese piede nel nord Inghilterra a partire dai tardi anni 60. Un fenomeno che nacque dall’amore e dalla totale devozione dei ragazzi del nord Inghilterra per la black music americana ed appartenenti alle fasce meno abbienti della società, che presero le distanze dalla musica progressive, dalla psichedelica, dall’acid rock, sempre più in voga in quegli anni nella swinging London del sud Inghilterra.
Tipicamente Working Class, il northern soul veniva ballato in immensi club ormai chiusi. Ex palestre popolari del dopolavoro inglese come il Wigan Casino o il Torch o il Blackpool Mecca dove ci si radunava solo ed esclusivamente per ballare il sabato sera.
Il northern soul non ebbe assolutamente a che fare con l’industria musicale e discografica dell’epoca ma riuscì a creare un proprio universo simbolico del tutto autonomo e lontano dal commercio. I miglioni dj della scena inglese come Ian Levine o Roger Eagle passavano nelle loro selezioni pezzi come ‘Going to happening’ di Tommy Neal, ‘Sliced Tomatoes’ dei Just Brothers o ‘Tainted Love’ di Gloria Jones, all’epoca vere e proprie rarità scovate direttamente tra fondi di magazzino o piccoli e sconosciuti negozi di dischi di Miami, Detroit o Chicago, città d’oltreoceano in cui si recavano per acquistare vinili magari scartati dal mercato discografico americano .
E’ facile vedere nella scena soul inglese le basi per la successiva nascita della “club culture”. Musica fruita attraverso l’utilizzo del vinile nei locali notturni, punti d’incontro per le scene giovanili underground, veri luoghi di evasione dagli standard o dalle regole imposte dalla società, un’attitudine che tutt’oggi rimane immutata.


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