Review
Give
My Love To London
Marianne Faithfull
2014
Naive
Amore,
tormentato e profondo, per la sua Londra. Rabbia, contro l’umanità e lo stato
sempre più pietoso in cui si sta riducendo. Malinconia, per coloro che trovano
nel dramma della droga un sicuro rifugio da un mondo sempre più ostile ed
incomprensibile. Speranza, ritrovata nel sorriso di un bambino e nella fiducia
verso le nuove generazioni, che riusciranno con la loro purezza a comprendere
ed abbattere il male dei nostri tempi traghettandoci verso una rinascita
sociale, verso un futuro più roseo.
Sentimenti
estremi, posti agli antipodi della percezione umana, mescolati in un delizioso
e passionale vortice di sonorità chiamato “Give my love to London”, il nuovo
album della cantante ed icona pop britannica Marianne Faithfull, il 20° in 50
anni di onorata carriera celebrati da un tour europeo che partirà in autunno e
toccherà anche l'Italia in due date: lunedì 27 ottobre all’Auditorium di Milano
e martedì 28 ottobre al Teatro Del Giglio di Lucca.
Marianne ne
ha fatta di strada da quel lontano ‘64 in cui, poco dopo esser stata notata dal
manager degli Stones Andrew Loog Oldham, si ritrovò a scalare le classifiche di
mezza Europa con la sua dolcissima rilettura di ‘As Tears Go By’ targata
Jagger-Richards .
Bellezza
ammaliante, eleganza, talento artistico e dannazione; la perfetta
rappresentazione della femme fatale baudeleriana. Inquietante ed attraente,
dalla vita costellata di eccessi, scelte sbagliate e mille contraddizioni.
Dall’olimpo
delle riviste patinate e del successo in piena era “swinging”, al baratro della
tossicodipendenza e dell’isolamento, poi la rinascita con “Broken English”, un
capolavoro che ne ha sancito il ritorno sulle scene.
Una
rinascita ritrovata nella forza d’animo e in nuove forme d’espressione
artistica, attingendo a piene mani da un pesante e ingombrante bagaglio di vita,
che si rivelerà essere fondamentale fonte d’ispirazione per una capacità di scrittura
e composizione fuori dal comune.
Nel suo
recente percorso artistico la cantante è riuscita a ritrovare se stessa e la
giusta chiave compositiva avvalendosi della preziosa partecipazione di amici di
sempre nonché talentuosi musicisti.
Proprio come
i numerosi ospiti chiamati a collaborare per il nuovo disco. A cominciare dalla
band, composta
da Adrian Utley (Portishead) alla chitarra, Jim Sclavounus e Warren Ellis (Nick
Cave & The Bad Seeds) rispettivamente batteria e violino, Ed Harcourt alle
tastiere e dalla stessa produzione artistica di Rob Ellis (batteria) e Tikovoi
(basso).
Si
aggiungono poi le prestigiose penne di Roger Waters che ha scritto per lei
l’ipnotica “Sparrow will sing” con quel martellante giro di piano immerso un
oceano di distorsioni che richiama alla mente la velvettiana psichedelia di “I’m
Waiting for the Man”; Nick Cave con la funebre ballad "Late Victorian Holocaust",
mix letale di piano ed archi uniti ad un vibrato tanto sgraziato quanto
struggente da permettere alla cantante di
scagliare dritto allo stomaco di chi ascolta, tutto il suo dolore in un crescendo continuo
di rara intensità; Anna Calvi, appartenente alla più recente generazione di
artisti, con “Falling Back”, brano dal retrogusto pop orchestrale; e ancora, Pat
Leonard nella furiosa ed onirica “Mother Wolf” con la voce di Brian Eno tra i
cori; Steve Earle nell’ opening track dell’omonimo album “Give my love to London”
ed il suo sound dal folk ritmato, per finire con Tom McRae presente nella melodica
“Love more or less”.
Un
lungo elenco di artisti al quale vanno ad aggiungersi due preziosi omaggi: il
primo all’immenso Leonard Cohen con la rivisitazione di “Going Home” ed il
secondo agli Everly Brothers con la cover di “The Price of Love” deliziosa
perla RnB realizzata nel ‘65.
Nonostante
la partecipazione di numerosi nomi alla genesi di questo album, la sensazione
che ne emerge fin dal primo ascolto è di incredibile coralità compositiva. Ogni
singolo protagonista appare come la naturale estensione artistica della
cantante. Undici tracce, l’una stilisticamente diversa dall’altra, ma preparate
con meticolosa dedizione e perfettamente vestite sul corpo una donna in grado
di mostrare tutt’oggi con orgoglio e coraggio le ferite ancora aperte di una vita,
mettendo a nudo ogni singola sfumatura della sua anima.
“Give
my Love To London” è un album che tocca l’anima. Passionale, diretto, imprevedibile
e dal forte potere evocativo, circondato da un’aura
di malinconica e affascinante decadenza. Una creazione da annoverare senza
alcun dubbio tra le migliori di una lunga carriera artistica.