Review
L'orso
L'orso
2013
Garrincha Dischi
Spaccati di vita post-adolescenziale, le incomprensioni di
amori superficiali, la noia degli anni zero, le difficoltà nel cercare un lavoro, le notti insonni, la sociopatia, la nostalgia
di una spensieratezza che piano piano sta svanendo per lasciare spazio alla
vita adulta, si parla di tutto questo e non solo ne “L’orso” il primo disco
dell’omonima band di casa a Milano formata da Mattia Barro (voce e chitarra)
Tommaso Spinelli (voce e basso) Gaia
D’Arrigo (violino tastiere, cori) Giulio Scarano (batteria, cori) pubblicato
per Garrincha Dischi. Variopinti affreschi di vita descritti attraverso uno
stile argomentativo istintivo, informale, diretto si vestono di melodie fresche,
immediate, semplici. Una forte prevalenza di fiati, archi, fisarmoniche e benjo
da quel sapore un po retrò unite a
chitarre acustiche dai delicati arrangiamenti vanno a generare un sound
decisamente lo-fi mescolato ad un indiepop dalle venature folk . Il disco
presenta undici tracce , metà delle quali prelevate dai tre precedenti EP (La provincia, L’adolescente e La domenica) e riarrangiate. Un album morbido,
di forte impatto emotivo che parte in sordina con lo struggente giro di violino
nella malinconica Ottobre come Settembre
, che sfocia nei ritmi più serrati e toni più espliciti di La meglio gioventù per poi
rientrare nelle leggere armonie voce e chitarra di Invitami per un tè . Impalcature armonico-ritmiche elastiche e di
aggraziata variabilità si sviluppano nella frivolezza caraibica di brani Come I nostri decenni o nel valzer sincopato
di Certi periodi storici fino ad
arrivare ai motivetti facilmente orecchiabili di Acne giovanile con i suoi coretti minimali e le marcate linee di
basso o all’inaspettato rap nel pieno della intimista James
Van Der Beek. L’album si conclude
con Baci dalla provincia, forse il
brano più riuscito con i suoi incisi di fiato e fisarmonica coinvolgenti che
accentuano l’ attento ascolto su tematiche di vita di un moderno ragazzo di
provincia come gli amori perduti, le sbronze con gli amici, la disillusione o
le insicurezze del presente. In conclusione “L’orso” si presenta come un disco
scorrevole e di piacevole ascolto che colpisce per la sua genuinità e
semplicità dove diapositive di una generazione 2.0 scorrono inesorabili in un
continuo flusso di note e parole. Un progetto sicuramente riuscito in cui i
quattro ragazzi riescono a descrivere con tatto, originalità ed innata
sensibilità cantautorale una delicata e complessa fase di vita.
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