martedì 13 maggio 2014

Review

L'orso
L'orso
2013
Garrincha Dischi





Spaccati di vita post-adolescenziale, le incomprensioni di amori superficiali, la noia degli anni zero, le difficoltà nel cercare un  lavoro, le notti insonni, la sociopatia, la nostalgia di una spensieratezza che piano piano sta svanendo per lasciare spazio alla vita adulta, si parla di tutto questo e non solo ne “L’orso” il primo disco dell’omonima band di casa a Milano formata da Mattia Barro (voce e chitarra) Tommaso Spinelli (voce e basso)  Gaia D’Arrigo (violino tastiere, cori) Giulio Scarano (batteria, cori) pubblicato per Garrincha Dischi. Variopinti affreschi di vita descritti attraverso uno stile argomentativo istintivo, informale, diretto si vestono di melodie fresche, immediate, semplici. Una forte prevalenza di fiati, archi, fisarmoniche e benjo  da quel sapore un po retrò unite a chitarre acustiche dai delicati arrangiamenti vanno a generare un sound decisamente lo-fi mescolato ad un indiepop dalle venature folk . Il disco presenta undici tracce , metà delle quali prelevate dai tre precedenti EP (La provincia, L’adolescente e La domenica) e riarrangiate. Un album morbido, di forte impatto emotivo che parte in sordina con lo struggente giro di violino nella malinconica Ottobre come Settembre , che sfocia nei ritmi più serrati e toni più espliciti di La meglio gioventù per  poi rientrare nelle leggere armonie voce e chitarra di Invitami per un tè . Impalcature armonico-ritmiche elastiche e di aggraziata variabilità si sviluppano nella frivolezza caraibica di brani Come I nostri decenni o nel valzer sincopato di Certi periodi storici fino ad arrivare ai motivetti facilmente orecchiabili di Acne giovanile con i suoi coretti minimali e le marcate linee di basso o all’inaspettato rap nel pieno della intimista  James Van Der Beek. L’album si conclude con Baci dalla provincia, forse il brano più riuscito con i suoi incisi di fiato e fisarmonica coinvolgenti che accentuano l’ attento ascolto su tematiche di vita di un moderno ragazzo di provincia come gli amori perduti, le sbronze con gli amici, la disillusione o le insicurezze del presente. In conclusione “L’orso” si presenta come un disco scorrevole e di piacevole ascolto che colpisce per la sua genuinità e semplicità dove diapositive di una generazione 2.0 scorrono inesorabili in un continuo flusso di note e parole. Un progetto sicuramente riuscito in cui i quattro ragazzi riescono a descrivere con tatto, originalità ed innata sensibilità cantautorale una delicata e complessa fase di vita.


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