lunedì 17 febbraio 2014

Review

Necronache 
Necronache Ep 
2013 
Autoprodotto







Rosa(voce), Gigio (chiatarra elettrica), Davide (basso ) e Robi (batteria) sono i Necronache, vengono da Parma ed esordiscono nel mercato discografico con un Ep di potente alternative rock. Un progetto molto curato sia nella veste grafica del packaging, opera di Giacomo Savani (autore della graphic novel dal quale trae ispirazione il nome della band) che nella qualità del missaggio effettuato presso i Purple Studio di Parma e del mastering fatto ai Finnvox Studios in Finlandia. 
Cinque tracce ricche di contaminazioni che spaziano dal rabbioso grunge, attraversano gli abissi goth più introspettivi e malinconici, fino a toccare le derive stoner più oscure. Sonorità apparentemente dissimili tra loro ma in grado di generare, amalgamandosi, un vortice emotivo capace di trasmettere prorompente energia unita a disarmante fragilità ed inquietudine. 
Sensazioni ambivalenti ed una forte varietà di linguaggi musicali vanno a confluire in testi che toccano le tematiche più disparate della società attuale come sesso, amore, violenza, libertà accentuando quella percezione di dissonante orecchiabilità che persiste attraverso tutti i venti minuti dell’Ep. Dissonante orecchiabilità espressa nei riff di chitarra elettrica che entrano a gamba tesa su melodie vocali dolci e sensuali in Heart oppure nei tetri giri di basso distorto uniti ruvidi stacchi di batteria in The Red Hole.
Autohypnosis smorza invece i ritmi presentandosi come struggente rock ballad dalle romantiche e decadenti armonie noisy, un mood che si propaga fino alle note di Hymn To The Rain la successiva traccia. Gelosia, unico brano ad essere scritto in italiano, ha un tiro sicuramente più spinto dei precedenti con un retrogusto fortemente garage. 
Pezzi nella totalità ben eseguiti e senza rilevanti sbavature se non in alcuni tratti dove le linee vocali risultano essere troppo morbide rispetto passaggi che richiedono magari più energia ed incisività da sprigionare, anche a scapito della pur sempre ammirevole prestazione tecnica. Si tratta comunque di piccoli dettagli rispetto ad un lavoro complessivamente ben strutturato, omogeneo e mai ridondante. 
Un esordio molto interessante quello dei Necronache con buoni margini di miglioramento e che lascia tranquillamente presagire la produzione di un futuro ottimo full-lenght.



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Review


Yast 
Yast Ep
2013  Adrian Recordings/Double Sun



Dal profondo nord scandinavo, più precisamente da Sanviken, arrivano gli Yast, band fondata nel 2007 daCarl Kolbaek-JensenTobias Widman e Marcus Norberg che successivamente si espanderà fino all’attuale assetto di cinque elementi grazie all’innesto del batterista Marcus Johansson e del bassistaNiklas WennerstrandGli Yast esordiscono con un album omonimo orecchiabile e di immediato impatto sonoro caratterizzato da dodici tracce strutturalmente poco complesse e dal forte appeal melodico ed armonico. Basta inserire il cd nello stereo per ritrovarsi catapultati sulle calde rive di una delle più belle spiagge californiane magari a fare surf o a contemplare in totale relax il tramonto bevendo qualcosa assieme agli amici di sempre magari ridendo proprio in faccia a quei gelidi scenari scandinavi nei quali i cinque ragazzi saranno sicuramente cresciuti. Un dream-pop arioso dal quale è piacevole lasciarsi trascinare attraverso infinite lande dai panorami che spaziano dall’etereo shoegaze alle vibranti atmosfere alt-rock anni 90 create dalle chitarre effettate e dilatate di Rock’n’Roll Dreams , i cantati in falsetto ornato da cori leggeri come nuvole in Believes, i sinth delicati e suggestivi di I Wanna Be Young il tutto accompagnato da sessioni ritmiche costanti e mai aggressive. Una sorta di onda sonora fluida ed omogenea generata da una perfetta alchimia musicale presente dalla prima all’ultima traccia. Un continuo mood emotivo che si districa in liriche che parlano d’amore, solitudine e confusione con un linguaggio talmente semplice e diretto da essere “comprensibile anche da un bambino di tre anni” come descritto dalla stessa band. Ed é proprio nella semplicità, spensieratezza e potenza evasiva che questo disco trova i suoi principali punti di forza racchiusi in 40 minuti di vibrazioni positive, ascoltare per credere. 



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